Donne e Industry 4.0 : una preziosa testimonianza -Parte 3

Donne e Industry 4.0 : una preziosa testimonianza -Parte 3

All’ inizio di questa piccola avventura, con approfondimenti di tematiche centrali e sempre più innovative inerenti al mondo del lavoro, non immaginavo che un simile percorso potesse regalarmi così tanto, riuscendo ad andare oltre le mie aspettative. Lasciatemi passare il termine “regalare”… Già, perché la Dott.ssa Francesca  D’Amico, Consulente d’Azienda a supporto di piccole Aziende, PMI,  con la sua passione ed il suo entusiasmo, è riuscita in ogni intervista a lasciare qualcosa di sé, delle sue esperienze e delle sue conoscenze, facendo trapelare l’importanza dell’informazione e della sua condivisione.

Il quarto appuntamento della rubrica Industry 4.0 vede la conclusione della serie di interviste che ci hanno permesso di addentrarci nel mondo delle PMI (Piccole Medie Imprese), focalizzandosi, in particolare, sul binomio Donne e PMI.

“[…] le PMI sono parte fondante del mio lavoro e le DONNE- o meglio le Donne ed il mondo del Lavoro- sono parte essenziale di un mio interesse più vasto. In realtà, trattare un argomento simile significa trattare molti argomenti, perché il tutto non può essere ridotto ad una mera lettura statistica di numeri e percentuali ma occorre guardare più mondi da diverse angolazioni con diverse prospettive. Parlare di impresa e di Imprese femminili, nello specifico, significa parlare anche di contesto, di tessuto sociale, di cultura”.


Come è possibile evincere dalle parole di Francesca, sono emersi molteplici contenuti, spunti di riflessione, idee e novità. Ognuno degli argomenti trattati è così ricco di sfaccettature che il voler concentrare tutto in poche pagine avrebbe significato perderne l’essenza più profonda. Ed è per questo che abbiamo optato per delineare un vero e proprio percorso di conoscenza,  individuando due macro temi principali, quali:

  • PMI
  • Donne&PMI


L’intervista inizia, dunque, col voler ripercorrere sinteticamente il mondo delle PMI, fornendone una breve descrizione, utile ad inquadrare lo scenario di riferimento.

Cosa sono le PMI


Stando all’ articolo 2 dell’allegato alla raccomandazione 2003/361/CE,  «La categoria delle microimprese, delle piccole imprese e delle medie imprese ossia PMI è costituita da imprese che occupano meno di 250 persone, il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro oppure il cui totale di bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro».


All’interno della categoria delle PMI, si definisce piccola impresa un’impresa che occupa meno di 50 persone e realizza un fatturato annuo e/o un totale di bilancio annuo non superiori a 10 milioni di EUR. Si definisce microimpresa, invece, un’impresa che occupa meno di 10 persone e realizza un fatturato annuo e/o un totale di bilancio annuo non superiori a 2 milioni di EUR.


Ad oggi, le PMI costituiscono a livello europeo, ed a maggior ragione per l’Italia, quel tessuto imprenditoriale, imprescindibile da un sano contesto produttivo, motore economico in costante crescita e sviluppo, fonte di competenze, innovazione ed occupazione.


I dati illustrano la compagine europea composta da 27 paesi, in cui circa 23 milioni di PMI forniscono oltre 75 milioni di posti di lavoro e rappresentano il 99 % di tutte le imprese. Le PMI, come imprese produttive, non vanno però individuate come le grandi aziende, poiché diversamente strutturate e guidate. In seno a numerosi vantaggi, esse presentano tuttavia delle difficoltà ad ottenere capitali o crediti, soprattutto nella fase di avvio; una presenza ridotta delle risorse può a volte limitare l’accesso alle nuove tecnologie o all’ innovazione.

Le piccole imprese, inoltre, hanno costantemente bisogno di rinnovarsi, di aggiornarsi e promuoversi specialmente attraverso nuovi strumenti, tecnologie ed idee. Il sostegno alle PMI è, quindi, o dovrebbe essere più che mai, una delle priorità dei nostri amministratori all’ unisono con le Organizzazioni e la Commissione Europea con l’obiettivo dichiarato di una crescita economica sostenibile, la creazione di posti di lavoro ma anche la strutturazione di un tessuto economico etico e sociale, indipendentemente da situazioni di genere.

Come si presenta lo scenario italiano in termini di PMI?


In dettaglio, le attività produttive a conduzione femminile superano la quota di un milione e 331mila unità, pari al 21,86% del totale delle imprese, contro il 21,76% dell’anno precedente. Per quanto concerne le forme societarie, crescono quelle maggiormente strutturate:

  • le società di capitali femminili sono aumentate di quasi il 17% rispetto a tre anni prima, arrivando a rappresentare oltre il 21% delle imprese femminili;
  • le società di persone e le imprese individuali restano comunque la forma giuridica più diffusa nell’universo imprenditoriale femminile, anche se la percentuale risulta ridotta.


Volendo effettuare una mappatura dello stivale, in sintesi, sono all’ incirca 14 le regioni maggiormente interessate a questa crescita con punte in quattro di esse: Sicilia, Lazio, Campania e Lombardia. Proprio in questi giorni sono stati diffusi alcuni dati in cui si evidenzia il superamento del Lazio rispetto alle altre regioni, che risultano tuttavia molto fertili per presenza di PMI condotte e/o dalla presenza femminile.


Per quanto riguarda gli ambiti settoriali, invece, le statistiche ci informano che il settore delle attività professionali, scientifiche e tecniche annovera un buon +3,8% rispetto al 2017. A seguire i maggiori ambiti risultano:

1.         Noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (+3,2%),

2.         Sanità ed assistenza sociale (+3,4%),

3.         Istruzione (+2,8%)

4.         Attività artistiche, sportive, di intrattenimento (+2,2%).


Attenzione però, perché crescita delle PMI, in alcuni territori, non significa essere sempre di fronte ad aziende performanti. Da un rilievo dello stato di fatto risulta che le migliori piccole medie imprese italiane si trovano a Nord Est. Il dato, come è possibile leggere in un articolo del Sole 24 Ore, emerge da uno studio realizzato da Banca IFIS che analizza i bilanci depositati tra il 2014 e 2016 da oltre 996mila aziende di cui 759mila PMI.

Le PMI del Nordest risultano le top performer nazionali in termini di crescita del fatturato e minima rischiosità finanziaria. Maglia nera invece per le piccole imprese del Centro e Sud Italia penalizzate da una rischiosità sopra la media. Ciò significa che “un certo tipo di tessuto imprenditoriale, la costante ed alta qualità dei servizi sul territorio, le infrastrutture e l’efficienza logistica, insieme ad una crescente digitalizzazione di sistema, sono dei prerequisiti per poter operare in modo efficace, stabilendo così una rete sempre più integrata con fornitori e clienti”.

Quali aspetti ritiene siano preponderanti nello sviluppo delle PMI?


Bene, ampliando la nostra visione, si evince immediatamente come, nell’ultimo periodo, un forte incentivo alla crescita imprenditoriale sia dato dall’innovazione e della ricerca, oltre che dall’Information Technology. In pratica, le aziende hanno capito che un forte sviluppo, soprattutto in termini di crescita sostanziale, può arrivare dalla ricerca e dallo sviluppo di nuovi prodotti e processi, da miglioramenti tecnologici e dalla informatizzazione dei sistemi di gestione e non solo. Dunque, ciò che si evince è la messa in atto di nuove modalità di azione, nonché un’apertura culturale verso nuovi approcci e finalità attraverso degli strumenti che, fino ad ora, non erano stati utilizzati e che possono realmente costituire la chiave di una costante crescita aziendale orientata a nuovi mercati.

Sulla base di quanto specificato, come si pongono attualmente le diverse aziende e in che misura l’atteggiamento di donne imprenditrici verso l’ICT (area tradizionalmente maschile) potrebbe influenzare lo sviluppo di una PMI?


Per rispondere  a tale interrogativo, mi viene in mente la lettura di alcuni dati recenti pubblicati sul sito IL GIORNALE DELLE PMI, in cui si nota come il 41% delle aziende italiane stia strutturando al proprio interno una funzione dedicata ala Ricerca e Sviluppo e, nel 67% dei casi, questa è afferente al settore dell’ICT; quest’ultimo quindi è il vero motore dello sviluppo aziendale, di tipo manifatturiero ma anche- se possibile- artigianale.


L’innovazione e la tecnologia però sembrano ancora appannaggio delle risorse maschili in modo maggiore rispetto alle risorse femminili; analizzando, infatti, i team di Innovazione Digitale presenti nelle aziende italiane, si evidenzia che in media il rapporto è di solo 2 donne ogni 9 uomini.


Mi viene in mente che è proprio da questi contenuti che si è partiti al dibattito per la presentazione dei risultati della ricerca ‘Innovazione Al Femminile: Tecnologia, Cultura Umanistica E Creatività- Il Futuro È Steam: Science, Tech, Engineering, Arts & Math, condotta da Netconsulting Cube per Ca Technologies e Fondazione Sodalita. Tale studio, mentre sottolinea la scarsa presenza femminile negli ambiti tecnico-scientifici del mondo del lavoro italiano, rileva per contro anche un’apertura verso di essi da parte dei responsabili delle Risorse Umane: l’84% delle aziende prese in considerazione, infatti, riconosce il valore strategico delle donne nella Ricerca, nello Sviluppo e nell’Innovazione in genere, soprattutto grazie a soft skills quali la capacità di problem solving, la propensione alle elaborazioni complesse  e l’apertura al cambiamento.


Secondo Carola Adami, CEO ed head hunter di Adami & Associati, partendo dal dato ormai assodato che la tecnologia e lo sviluppo siano necessari e fondamentali per l’azienda, indipendentemente da questioni di genere, ribadisce come essa sia troppo importante per essere patrimonio solo degli uomini, perché per innovare è necessario avere a disposizione le risorse adeguate, dunque la carenza di donne diventa un problema molto serio da affrontare al più presto e con soluzioni congrue. Continua la Adami, sul concetto per cui questa carenza sia- indipendentemente da formazione e requisiti- prima di tutto un problema di origine culturale, dato dal fatto che all’interno dell’universo femminile c’è ancora poco interesse per le discipline tecnico-scientifiche.


Sempre all’interno della ricerca sopra citata condotta su un campione di studentesse preso in esame, solo nel 12% dei casi viene suggerito un percorso di studi tecnico-scientifico, mentre tale percorso viene consigliato al 21% dei maschi. Ne risulta che, mentre il 66% dei ragazzi è interessato ad un percorso di studio ed occupazionale di stampo tecnologico e informatico, tale preferenza è espressa solo dal 35% delle ragazze; a maggior ragione solo il 2% di loro considera un ruolo di direzione dei Sistemi Informativi di un’azienda.


Per concludere, ad oggi, soprattutto a livello Italia, persiste un forte gap di genere nel mondo dell’ICT, che sembra molto lontano a colmarsi, anche a fronte di aziende che continuano a ricercare talenti digitali.


Le figure più ricercate oggi risultano essere i Cyber Security Expert (50%), i Digital Strategist/Information Officer (42%), i Data Protection Officer (37%) e i Big Data Engineer (30%).

Uno sguardo alle startup


Dallo studio di alcuni dati risulta che a fine ultimo trimestre 2018 le startup italiane innovative con una prevalenza femminile sono 1.313 ossia 13,6% del totale, oltre 9.600; con il termine “prevalenza femminile” si vuole intendere imprese in cui le quote di possesso e le cariche amministrative sono detenute in maggioranza da donne.


Sono invece circa 4.154, con il 43,1%, le startup innovative in cui almeno una donna è presente nella compagine sociale. Per quanto riguarda le PMI innovative sono 73 con prevalenza femminile su 899, l’8,1% del totale. (Fonte: InfoCamere – startup.registroimprese.it)


Questa panoramica non può non comprendere anche uno sguardo per ciò che concerne i finanziamenti e gli investitori; in questo ambito la componente femminile registra ancora un gender gap a livello mondiale: secondo Pitchbook nel 2017 solo poco più del 2% che corrisponde a circa 1,9 miliardi di Dollari di tutti i finanziamenti del venture capital negli USA è stato raccolto da startupper donne, contro il 79% dei capitali per team tutti al maschile. Inoltre si sottolinea come solo l’8% dei soci dei fondi di investimento è costituito da donne. Nel corso del 2017 in Italia solo un investimento privato su 5 è stato portato a termine da una donna ed il 20% dei BUSINESS ANGEL è donna.


Si ipotizza come con l’avanzamento di nuove tecnologie, ricerca e sviluppo e con l’innovazione in generale, anche in questo ambito possa esserci una crescita femminile, volta a diminuire almeno in termini tendenziali, il forte divario ancora presente. (Survey IBAN 2017)


IMPRENDITORIA FEMMINILE, BANDI, FINANZIAMENTI, INIZIATIVE


Sono numerosi ormai i bandi di finanziamento o comunque le iniziative rivolte a donne imprenditrici; già a livello Europeo e declinato sulle varie Regioni, gli organismi preposti sul territorio, lanciano diverse iniziative attraverso le quali donne che vogliano iniziare nuove attività, ma anche donne che vogliano aggiornarsi quanto beneficiare di appositi strumenti di carattere economico-fiscale, possono usufruire.


In questa sede sarebbe troppo lungo anche fare un excursus su tali programmi, per cui si darà soltanto una prima base di informazioni per chi volesse approfondire.

  • DONNA FORZA 8: contenuto fondante di questo bando, già riproposto in più annualità, è quello di dare risposte concrete alle donne che intendono fare impresa. L’obiettivo della Regioni- a fare da capolista la Regione Lazio- è quello di rendere il Lazio una regione modello per le pari opportunità, potenziando il ruolo di tutte le donne e delle imprenditrici laziali. Consapevoli dell’importanza dell’imprenditoria femminile e della centralità della programmazione dei fondi europei, l’impegno della Regione Lazio è orientato in due direzioni principali:
  • incrementare la percentuale di imprese femminili che partecipano ai bandi europei della Regione Lazio;
  • sostenere la nascita e la crescita di imprese femminili.


Gli Sportelli Donna Forza 8 si rivolgono alle donne che:

  • intendono sviluppare un progetto innovativo all’interno della propria impresa;
  • hanno una idea imprenditoriale e vogliono acquisire le conoscenze per avviare una startup;
  • hanno conoscenze-skills innovativi e desiderano introdurli in un progetto di social innovation


Fonte di riferimento:

http://www.lazioinnova.it/donna-forza-8/

  • IMPRESA FEMMINILE SINGOLARE. Ad ottobre dello scorso anno, si è conclusa la Settima edizione del Premio “Impresa Femminile Singolare”, promosso dal Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile della Camera di commercio di Novara, in collaborazione con la Consigliera di Parità e patrocinato da Comune e Provincia di Novara e destinato alle PMI novaresi.


Il premio, diventato sempre più importante a livello territoriale, vuole sensibilizzare aziende ed opinione pubblica su tematiche legate all’occupazione femminile e al work life balance, con l’individuazione di imprese femminili che si siano particolarmente distinte nel corso dell’anno in originalità dell’attività svolta, l’adozione di strumenti innovativi di commercializzazione, la valorizzazione e promozione del territorio e/o della produzione tipica locale o di progetti per l’internazionalizzazione, nonché la realizzazione di azioni o progetti relativamente ai temi della CSR (responsabilità sociale d’impresa) in particolare legati alla sperimentazione di progetti di conciliazione dei tempi vita e lavoro o alla sostenibilità e tutela dell’ambiente. Il bando ha inoltre previsto due ulteriori riconoscimenti per le imprese “non femminili” destinati alla miglior manager donna e all’impresa promotrice del miglior progetto di conciliazione tempi-vita -lavoro o responsabilità sociale.


Fonte di riferimento:

http://www.imprenditoriafemminile.camcom.it/P42A2718C34S2/Novara—Premio-Impresa-Femminile-Singolare–scad–31-10-2018–.htm


Per concludere questa prima informativa, occorre ricordare come siano attivi sul territorio nazionale numerose manifestazioni di formazione, informazione e diffusione di notizie utilissime per chi voglia approcciare a questi temi ed al mondo stesso dell’imprenditoria femminile e della gestione di un’impresa. Sono presenti, inoltre, numerosi uffici afferenti ad organismi istituzionali quali CAM-COM Camere di Commercio, Confartigianato, Associazioni di Categorie e le stesse Regioni a cui si rimanda per ogni ulteriore approfondimento; lo stesso dicasi per numerosi studi, uffici e strutture di consulenti che, attraverso la loro esperienza possono, lo stesso, consigliare e seguire tali percorsi.


Inoltre, ricordo che si può fare riferimento a siti specifici quali:


Non perdete il prossimo appuntamento! Parleremo dei punti di forza e delle qualità che contraddistinguono una donna imprenditrice ma, soprattutto, del grande tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro!


Ringrazio Giulia Regalia per il contributo grafico che raccoglie l’essenza del percorso Donne&PMI.


A presto!

Antonella

No Comments

Post A Comment