Luoghi di conversazione per ingegneri biomedici fantasma

Luoghi di conversazione per ingegneri biomedici fantasma

#Conversazioni – Era una casa grande perché eravamo gente con progetti grandiosi «John Fante» “Ci sono luoghi che catturano il cuore. Luoghi che sogni da una vita. Luoghi dove percepisci che la tua fantasia può diventare Senso. Ci sono luoghi che catturano la mente. Luoghi dove inizi a pensare. Luoghi dove non puoi fermare la fantasia. Varchi una porta. I sogni non si fermano, danzano. [lei] – Hai perfettamente ragione, è un problema di luoghi. Luoghi dove la verità, la speranza e il sogno qualche volta sono di casa e fonte di ispirazione per tutti gli ospiti, come ci sono altri luoghi che, seppur nella loro magnificenza e autorevolezza, sono fonte di lucida e consapevole menzogna a partire dalla formazione fino alle consulenze più autorevoli, luoghi dove attraverso le presunte competenze si calpestano i diritti degli altri in nome di un liberismo strisciante e infestante dell’animo umano, oscurando la lucidità di idee e pensieri anche dei più attrezzati culturalmente, figuriamoci di chi, a quei luoghi, ci si avvicina soltanto con l’inesperienza di chi vuol provare a sognare e sperare. [lui]

Quest’oggi le “Storie di Mario” ospitano un viaggio nei luoghi dove è presunto trovare indicazioni utili per continuare a sperare e sognare. [Tempo richiesto per la lettura di tutto l’articolo 23 minuti]

Location – Convegno OASI 2019

Milano – via Roentgen 1, h.8:30 – Varcata la porta dell’Aula Magna si inizia a respirare subito il pathos di essere parte o anche solo ospiti di una delle scuole di Management più prestigiose d’Italia, patrimonio della città, della regione, delle istituzioni Italiane e di tutta l’Europa.

La centralità dei progetti e degli studi del Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale (Cergas SDA Bocconi) ancora una volta segnano la cifra della Bocconi, con le sue competenze da valorizzare in un tempo caratterizzato dalla complessità mentre emergono continuamente, illusorie tendenze alla semplificazione. E se di fronte alle novità, la storia ci ha sempre consegnato scelte di chiusura e il desiderio di impossibili ritorni al passato, la formazione e le competenze coltivate alla Bocconi continuano a suscitare spirito critico e senso di responsabilità, i veri antidoti a inesperienza e scelte capestri, fonti di odio e pregiudizio tra cittadini di ogni ordine e grado.

Prefazione

Lo scopo di questo breve resoconto è condividere, con chi non è attrezzato per decodificare la comunicazione dei centri di potere, le impressioni della giornata di presentazione pubblica in anteprima dei capitoli del rapporto #OASI2019 che quest’anno ha l’intento di ridefinire la missione del Servizio Sanitario Nazionale (#SSN) nel più generale universo sanitario in espansione, fornendo ancora una volta prospettive strategiche per promuovere l’innovazione.

Fieri e soddisfatti del rapporto, gli organizzatori dell’evento hanno aperto le loro porte a tutti gli iscritti che hanno avuto a che fare con questa scuola di management blasonata.

Ringraziamenti

Un ringraziamento agli organizzatori per avermi permesso di partecipare e registrare l’audio dell’intera giornata, dalla quarta fila, il #luogo più a ridosso delle poltrone riservate agli ospiti e gli speaker, da dove ho atteso l’inizio della proposta del giorno, supportata da #KPMG e tanti altri attori della sanità che hanno partecipato alle indagini. Allo stesso tempo, pur non potendo immaginare il contro pensiero che questo racconto potrà sollevare in tutte le istituzioni e persone a cui faccio riferimento per dare consistenza alla narrazione, con cui mi scuso in anticipo, da giullare che sono e che si è invitato alla festa da solo, ho colto e reputato opportuno e doveroso divulgare problemi collegati alla proposta della giornata, di qualche interesse per i giovani e il loro futuro.

Invito alla lettura del manifesto liberista rivoluzionario

Non rovinerò a nessuno la sorpresa sul rapporto OASI2019 che da quest’anno è reperibile per tutti all’indirizzo indicato [1], raccontandone i dettagli, ma posso testimoniare che dalla quarta fila, già con l’introduzione si è iniziato a respirare un’aria che prospettava di li a poco una proposta liberale. E per chi vorrà rivivere i momenti salienti dell’offerta della giornata, li troverà esplicitati nelle ultime presentazioni del convegno.

  • Ci siamo su efficienza e appropriatezza, ma dobbiamo lavorare sulle competenze!
  • Italia 2019 – rating stabile ed outlook negativo.
  • Come interagiscono ed interagiranno le componenti pubbliche e private della spesa?
  • Come sta la sanità italiana? Dove va la sanità italiana?
  • Come la tecnologia può essere uno strumento per evolvere il modello di cura e il sistema sanitario e quali sono le variabili che influenzano l’adozione di tecnologia da parte delle aziende sanitarie?
  • Gli obiettivi e i modelli organizzativi su cui innestare l’innovazione sono fondamentali, ma il target identificato giocherà un ruolo chiave nel trasformare un’innovazione teorica in una che sia tangibile e realmente adottata e fondamentale, che sia sostenibile nel tempo.

I fattori in gioco sono molteplici e in SDA Bocconi se ne discute ogni anno con focus su casi d’uso a livello italiano.

  • Come consolidare la governance del servizio sanitario e come costruire competenze adeguate? Otto proposte suddivise in due ambiti: geografia delle autonomie e responsabilità, personale e reti di competenza.
  • Proposte per una nuova governance del #SSN.

Chi come me era presente, ha assistito a una serie di proposte dal sapore inaspettato: accondiscendenti, propositive ed esageratamente “politically correct”, rivolte a tutte le parti in gioco, preludio ad un analisi più politica che tecnica, evidenziando indirettamente l’assenza dei profili di competenze specifiche che mi aspettavo di trovare, fondamentali nell’ambito di un governo sanitario rinnovato.

Messaggi confondenti

Forse per i tempi dell’evento, ma anche quest’oggi si è parlato solo di appalti e dei problemi di un “management più illuminato” da valorizzare, i cardini di un sistema che da sempre è guidato da analisi, studi e conclusioni teleguidate dalle lobby per l’interesse di pochi, nell’indifferenza e nell’incomprensione della politica nazionale.

Per chi come me, venendo dal mondo della #bioingegneria e della #ricerca, dopo aver ascoltato tutte le proposte argomentate da OASI2019, non ha potuto non accorgersi di un intera galassia di problemi mancante nell’ambito del governo del nuovo SSN testé annunciato. Mi sarei aspettato almeno qualche cenno alle regole da rivedere che attualmente ingessano le gare d’appalto, il mercato della sanità elettronica, dei dispositivi medici, dei farmaci, la riorganizzazione dei servizi dentro e fuori i presidi sanitari da parte di chi ne ha la reale pertinenza per legge, e rispondere finalmente alle tante domande in campo, mai affrontate seriamente tra cui: interoperabilità, privacy, cybersecurity, clinical risk management, scelte tecnologiche, tempi di lavoro, empowerment degli operatori sanitari e dei pazienti dall’ospedale fino a casa.

Domande e risposte lasciate inascoltate

Vogliamo ottimizzare il sistema ancora di più continuando a fare solo spending review? Mi sembra di no.

Vogliamo spendere di più, questo ci dicono tutte le analisi degli osservatori sulla sanità; ma come, e investendo su chi e che cosa

Stiamo continuando a scegliere grandi apparecchiature diagnostiche e dispositivi medici basati sull’efficacia clinica, sull’usabilità, sull’efficienza? No.

Forse stiamo scegliendo dispositivi innovativi realizzati in base alle reali necessità di cura? Nemmeno.

La verità che non si può dire è che ancora oggi abbiamo a che fare con grandi macchinari, dispositivi biomedicali life-critical obsoleti, prodotti spesso copiati male, raramente mantenuti aggiornati, frutto dell’inefficienza dell’intero sistema e paradossalmente fatti passare per innovazione, ricorrendo soltanto a rifacimenti estetici e tanto marketing. Senza parlare poi dei costi di gestione in continua crescita, non più arginabili con queste regole. Il tutto governato da chi è premiato perché riesce a spendere di più, perché il denaro deve circolare. 

Questa è la ricetta unificata che da anni è proposta dagli esperti della sanità di ogni ordine e grado, e che oggi mi sarei aspettato venisse identificata come superata con nuove proposte, in particolare da un organismo di esperti come CERGAS che si propone per essere in grado di effettuare analisi imparziali.

Purtroppo, l’approccio delle industrie, che a vario titolo finanziano gli organi di formazione e d’indirizzo come le università e le scuole di management, non lascia scampo. Si vedano a tal proposito le raccomandazioni nella stessa [postfazione] del rapporto OASI2019

Sogni e aspettative mancate

Da sempre le competenze interne ed esterne danno fastidio perché rischiano di ridurre: le spese, l’inefficienza, richiedendo tanto impegno.

La competenza vera e seria è nemica della corruzione.

Eppure i pochi ingegneri, che nella sanità ogni giorno svolgono il ruolo di interfaccia con l’industria nazionale dei dispositivi medici (Confindustria DM) e le multinazionali, dentro e fuori degli ospedali, professionisti che prepariamo senza mai utilizzarne le competenze specifiche (hard skills), giovani in grado di occuparsi di gare, regolamenti, standard, usabilità, appropriatezza, efficacia clinica, sicurezza, tutti ambiti regolamentati dalla legge, alla fine del loro percorso formativo, quando arrivano nel mondo del lavoro che li dovrebbe accogliere, trovano nel Consiglio Nazionale degli Ingegneri CNI che li rappresenta, un organismo autorevole tenuto fuori da tutti i tavoli decisionali.

Compresi i tavoli politici dove arrivano le nuove proposte, importanti per l’intera nazione e il futuro dei nostri giovani.

E a riprova di ciò, anche oggi, questi professionisti della sanità espressione del comparto tecnico, non hanno avuto parola.

Le reali indicazioni al di là delle apparenze

L’impressione che ho avuto, da cittadino che paga le tasse e vuole conoscere il futuro della sanità andando a curiosare con rispetto direttamente nel tempio dei Bocconiani del CERGAS, è che tutto il progetto OASI2019 esposto dai membri dalla scuola al completo, nascesse per andare a parare gli effetti positivi del “patto per la salute” annunciato dal governo del momento.

Una strategia orchestrata per indirizzare l’ondata di miliardi da spendere a breve per la sanità, utilizzando le parole chiave su cui il patto è stato incardinato negli anni, grazie all’esperienza dei professionisti.

Da qui l’importanza delle proposte di oggi.

CERGAS, come tanti altri osservatori sul management della sanità pagati dal SSN, ha rivendicato i tanti sforzi degli ultimi anni per contenere il disavanzo e rimettere a posto i conti del SSN, con tanto di dimostrazioni snocciolate agli addetti ai lavori.

L’obiettivo? Farsi trovare pronti avendo le carte in regola per continuare a giocare ai tavoli dove conta (per intendersi: i tavoli dei governi regionali e di concertazione nazionale dove poter far continuare a spende lo Stato centrale), con un grande programma di riforma del SSN.

L’obiettivo pubblicamente dichiarato in anteprima ai partecipanti più fedeli del CERGAS, inclusi gli ospiti come me è stato:

Far rimanere in piedi la macchina della sanità pubblica, che tanto piace anche a chi, con la salute dei cittadini ci fa affari privati, la gallina dalle uova d’oro che deve continuare a rimanere viva.

Breve resoconto della giornata

Così, del nostro SSN da riformare, è stata presentata una visione incentrata prevalentemente sul management della sanità riferendosi solo agli Amministratori Delegati, i Top Manager e i quadri intermedi sanitari con i loro temi più caldi rivendicati da sempre: ruoli, livello di formazione, percezione dei problemi e come superarli, facendo ricorso alle solite votazioni on line via App, in un’ottica di coinvolgimento del pubblico presente nelle decisioni da discutere a ogni fine sessione con un ospite di peso.

  • I Sessione: Evoluzione e governance della sanità
  • II Sessione: Profili e competenze per il management sanitario
  • III Sessione: Innovazione organizzativa e nei modelli di servizio

Topics: approfondimento sul management sanitario: quali profili e competenze sono necessarie oggi per chi ricopre il ruolo di direttore generale e middle manager?

Meritevoli di segnalazione sono stati gli interventi per presentare i risultati delle indagini di quest’anno sullo stato della presenza delle figure femminili nei ruoli apicali della sanità che nel capitolo 16 propone il tema: “La femminilizzazione dei ruoli apicali in sanità: dimensioni del fenomeno, cause e prospettive”.

[Purtroppo l’impressione che ho avuto è che l’attenzione ai problemi gender sia stata solo speculativa, perché oggigiorno è un argomento che “porta attenzione”, sul rapporto e i suoi contenuti]

La tecnologia nel rapporto OASI2019 è stato uno dei temi più importanti che sono stati trattai, ma come sono stati trattati?

  • Come viene vissuta la tecnologia dal top-management e dai policy-maker.
  • Cosa si aspettano i quadri intermedi sanitari.
  • Qual è l’impatto sui ruoli e figure professionali future.
  • Su chi appoggiarsi per l’organizzazione della macchina della salute (medici e infermieri-laureati).

Col titolo “Tecnologia e innovazione nei modelli di servizio in sanità” è stato introdotto il capitolo 14 del rapporto, da cui riporto un estratto degli obiettivi in teoria tutti condivisibili.

«Oltre all’innovazione tecnologica che si traduce in approcci terapeutici innovativi, pensiamo all’innovazione nei sistemi di prenotazione e accesso ai servizi, alla possibilità di ottenere una visita a distanza, al diffondersi di setting di cura non tradizionali, alla robotica e a come potrebbe cambiare i modelli di cura, all’intelligenza artificiale a supporto dei processi decisionali clinici, agli assistenti virtuali delle chatbot, o più in generale all’Internet of Things (IoT) e ai luoghi intelligenti che grazie a una serie di tecnologie interrelate ci riconoscono, ci localizzano e dialogano con noi, abilitando nuovi servizi, prodotti e relazioni tra professionisti sanitari e utenti. L’obiettivo del presente capitolo è di promuovere il dibatto su come gestire queste nuove tecnologie nel momento in cui atterrano nei sistemi sanitari e, in particolare, sulle organizzazioni sanitarie, offrendo quindi una prospettiva complementare rispetto alle valutazioni di razionalità economica tipicamente condotte prima di adottare e diffondere una determinata tecnologia su vasta scala. Più precisamente, lo studio presentato in questo capitolo è stato realizzato adottando un approccio esplorativo teso a intercettare tecnologie estremamente innovative ma già in uso presso alcune strutture sanitarie, anche in Italia. Si tratta di innovazioni non strettamente sanitarie che quindi non necessitano dell’approvazione del regolatore per poter essere utilizzate ma che possono generare profondi cambiamenti nei modelli di erogazione e di servizio, con impatti sui pazienti, sulle loro famiglie e, non da ultimo, sui professionisti. In sintesi, il capitolo si propone di: esplorare quali siano gli ambiti in cui le tecnologie stanno generando un cambiamento maggiore nei modelli di servizio; mettere in luce i fattori facilitanti e ostacolanti i progetti di adozione e implementazione di tali innovazioni, e i possibili impatti delle tecnologie sui processi interni, sui professionisti e sugli utenti finali. L’obiettivo e l’interesse principale della ricerca è promuovere il dibattito sull’importanza di una strategia attiva e deliberata per la gestione delle tecnologie. »

In pratica, a mio parere, una visione della tecnologia palesemente lontana dai problemi del mondo reale che ben conosce chi si misura sul campo ogni giorno, lo stesso da cui io provengo. Pur comprendendo il diverso approccio del mondo del management verso la tecnologia e l’innovazione, non riesco a comprendere le ostentate omissioni nella proposta di soggetti come i referenti tecnici e gli esperti regolatori che ho già segnalato, omissioni inaccettabili se presentate da un organismo di indirizzo per la politica e i quadri dirigenti della sanità come CERGAS, se non altro per la sua autorevolezza.

Un altro tema portato all’attenzione della platea per creare il patos e l’aspettativa da teatro, momento necessario per un evento di cinque ore senza soluzione di continuità, ha riguardato i risultati di un’indagine che è stata indubbiamente coraggiosa. Questi i risultati in una frase:

Dirigenti senza competenze di management, poco o per nulla motivati”

Un gap da superare con nuove proposte tutte rintracciabili nel rapporto ovviamente.

Così, un po’ alla volta, l’attenzione del pubblico in attesa dell’anteprima dei temi di OASI2019 è stata focalizzata sulle proposte reiterate più volte per rimediare all’impossibilità di accesso alla piramide decisionale-organizzativa del SSN, a partire da come valorizzare i criteri di merito del management in sanità attraverso una pesante revisione della remunerazione del rischio individuale e d’impresa, per invogliare più persone intraprendenti a ricoprire questi ruoli oggi scomodi e demotivanti per via di una burocrazia che ingessa tutto penalizzando chi si espone, fino ad ora appannaggio della sola politica.

Infine il messaggio che OASI2019 ci ha lasciato a fine giornata:

“Non è più possibile nascondersi dietro ad alibi, vincoli, rischi personali (nessuno vuole firmare) ma occorre diventare sempre più persone «responsabili per determinare un futuro sostenibile del SSN», non solo per motivi etici, ma anche perché bisogna essere consapevoli del fatto che se va in crisi il SSN ognuno di noi sarà vittima delle macerie”.

Metà del racconto e già un anticipo sulle conclusioni

Lasciandomi di stucco, nessun relatore ha parlato realmente degli aspetti tecnologici, di cui gli interventi si sono riempiti di citazioni per tutta la giornata. Nessuno che li abbia affrontati richiamando l’attenzione sullo stato effettivo di funzionamento della sanità in Italia, dei problemi rimasti irrisolti da sempre (interoperabilità, adozione di standard e linguaggi semantici comuni, appropriatezza delle tecnologie sanitarie, usabilità dei dispositivi medici, sicurezza per i pazienti, conformità degli standard, privacy, cybersecurity, etc.).

Una giornata di lavori che ha dato per scontato che questi annosi problemi fossero già stati tutti risolti. Ammissione implicita che lascia credere quello che non c’è, per il solo non parlarne, abbuiando in assoluto il ruolo cerniera degli ingegneri clinici, biomedici e gestionali, senza i quali, come per altri portatori di interessi altrettanto fondamentali dello stesso grande organismo, la sanità non starebbe in piedi!

Cosa è mancato

Un tema di frontiera che mi ha stupito non sia stato trattato, avrebbe dovuto riguardare l’allarmante problema della progressiva sostituzione del personale medico e sanitario da parte della tecnologia, scelta voluta e perseguita con premeditazione per spostare l’attenzione della platea su una visione semplificata dei problemi complessi che ci aspetteranno a breve, che si trova esposta nelle slide che sono state condivise.

Topics: via i talenti, specializzazioni inutili, avvento dell’IA

Il tema dell’inevitabile progressiva sostituzione tra competenze umane a favore delle tecnologie avrebbe offuscato la proposta di OASI2019, sbilanciando le risorse da allocare a breve sulle macchine, i software ormai diventati dispositivi medici intelligenti come parte attiva dei più complessi processi di cura, invece che sull’ecosistema del management caro all’osservatorio e gli industriali che si occupano di sanità e perciò offuscato.

Proposte contraddittorie dal sistema

A fine giornata è stata evocata esplicitamente “l’innovazione che piace”, l’innovazione che richiede a tutti di aver paura dei grandi player #Google, #Amazon, #Apple (#IBM non è stata rammentata perché probabilmente è uno stakeholder che finanzia bene l’industria della sanità in Italia: pubblica, privata, i centri di ricerca, le università e gli osservatori).

Multinazionali che valgono 1000:1 rispetto all’industria sanitaria nazionale, che grazie all’ IA si stanno sostituendo ai portatori di interessi di chi lavora a livello nazionale con il SSN e l’intero ecosistema collegato: il privato convenzionato e l’area socio sanitaria collegata al welfare.

Un esercizio oratorio portato avanti solo da chi, più autorevole di tutti i presenti, poteva permettersi di additare la platea ad avere paura.

Senza orpelli e giri di parole, è stata evocata una sana paura collettiva fomentata con il preciso intento di creare un amalgama per necessità tra i piccoli portatori di interessi fino ad ora in perenne concorrenza tra loro, diversi tra loro e dai big della sanità mondiale, gli over the top, che per sopravvivergli, avrebbero dovuto convincersi che solo imparando a fare sinergia avrebbero potuto continuare ad esistere e fare affari.

Per inciso, lo stesso cimento annunciato in altra sede e negli stessi giorni da Confindustria Dispositivi Medici che ha annunciato al mondo di essere pronta alla sfida dell’innovazione con la nuova associazione “Home and Digital Care” che riunisce le imprese di prodotti e servizi legati all’assistenza sociosanitaria sul territorio intuendo che:

“Questo è il settore del futuro. Le risposte tecnologiche sul fronte dei dispositivi medici ci sono tutte e l’evoluzione è continua, ma al momento non c’è un’architettura che le metta a sistema in modo organico”.

Risposta sistemica del tessuto industriale del comparto dei Dispositivi Medici all’avvento dei nuovi Big Player della sanità che sono già in campo. Ogni nuova aggregazione che nasca per dare risposte corporative, senza aver risolto i problemi a monte, a mio parere, avrà la strada in salita, specialmente se in concorrenza con altri organismi che si sono preposti per assolvere agli stessi obiettivi. Come per la proposta di OASI2019, il dubbio che queste iniziative siano solo un contenitore vuoto, rimane sempre.

Considerazioni finali

Questo fermento diffuso, ma frammentato e non condiviso, di fatto è un’implicita ammissione che gli organi di governo come il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità e il SSN pubblico e privato, gli istituti di indirizzo come gli osservatori sulla sanità delle scuole MBA, inclusa Confindustria con i suoi associati, stanno già tutti andando a traino perché manca una visione comune.

E’ stato impressionante.

È innegabile che è stato presentato un progetto vasto e organico di rifacimento dell’intero sistema, ma come ho già detto con una visione unilaterale. Non si è mai accennato al ruolo svolto da chi conosce dal basso le tecnologie per affrontare il processo di cambiamento, non si mai accennato alla rivoluzione che c’è da avviare per riformare in modo organico il comparto tecnico-regolatorio, assolutamente abilitante e indispensabile per rendere consapevoli e operativi i medici, gli infermieri, i tecnici e i pazienti stessi.

Si è perfino tornati a parlare di un modello di sanità basato su Hub e Spoke, che credevo superato, e solo perché non siamo stati capaci di far funzionare per tempo la #telemedicina, le cure a casa per ridurre le spese e garantire contemporaneamente #sostenibilità e un accesso #universalistico #equo ed soprattutto #etico.

Si poteva fare già da tempo, ma gli stakeholder della sanità non si sono trovati d’accordo per fare abbastanza affari e dividere la torta in modo conveniente per ciascuno di loro.

La proposta anacronisticaPer non perdere l’ultimo treno è stato pensato di massimizzare tutto quello che di propositivo si conosce, spendibile in forma aggregata in una nuova proposta convincente – indipendentemente dal campo politico da cui le singole esperienze provengono. E lo si è fatto continuando a non voler approfondire i temi che inevitabilmente la tecnologia solleva quando si deve risolvere un problema complesso seriamente. Così si è tornati a invocare modelli di assistenza anacronistici di redistribuzione di competenze umane, tecnologiche e strumentali in time-sharing sul territorio, per accontentare tutti, ma dagli effetti solo demagogici senza nessuna possibilità di essere realmente utili.

Quante volte ci siamo detti che non a senso reinventare l’acqua calda! Basterebbe guardarsi indietro e vedere cosa è stato fatto nel campo della telemedicina negli ultimi trenta anni.

Eppure, ogni volta che s’innesca un nuovo ciclo tecnologico, chiunque si cimenti in qualche sfida che richiede di rischiare in proprio, arbitrariamente viene spinto a credere nella buona riuscita delal sua iniziativa.

A credere che nel suo tempo e con i suoi strumenti (oggi sono le App, il Cloud, l’IA, il 5G), tutto sarà possibile, diverso dagli esiti del passato ma solo perché si tratta di una proposta nuova, con una visione, ma generalmente, senza preoccuparsi di andare a vedere i punti di fallimento delle esperienze precedenti.

Un punto di fallimento ricorrente è la spinta ricevuta dall’ambiente ad abbreviare il tempo per andare sul mercato che come un mantra va sempre minimizzato.

Così ogni volta si ripetono i medesimi errori, perché non si è mai disposti a imparare dagli errori degli altri.

Per la mia esperienza sul campo da oltre 35 anni, questo capita anche perché i fallimenti seppur alla base di ogni successo, si preferisce nasconderli sempre. Forse perché gli insuccessi dovuti a qualche errore di design, management, sopra o sottovalutazione dei progetti innovativi, fuori da ogni retorica, nella maggior parte dei casi non portano altri finanziamenti e si preferisce sempre piegare i risultati ottenuti a un’apparente successo seppur minore rispetto alle aspettative, ma conforme ai desiderata di progetto, penalizzando chi venendo dopo, cimentandosi nella stessa scia di problemi, si troverà a ripetere all’infinito gli stessi errori.

Mancanza di una visione consapevole della realtà

  • Come i medici che hanno fatto il giuramento di Ippocrate, invece di sentire di avere una missione da compiere sono diventati burocrati, applicatori di protocolli clinici, e seppur professionisti ormai sono pagati dall’industria della salute come lavoratori a cottimo e non per i risultati che raggiungono;
  • anche gli ingegneri e i tecnici, della più vasta area STEM, hanno completamente dimenticato il rigore del metodo scientifico, fondamento della loro professionalità, che partendo da un’approfondita analisi dell’esistente li dovrebbe guidare a studiare realizzazioni innovative dei loro artefatti con tanto di ipotesi e verifica delle tesi proposte, producendo evidenze riproducibili da parte dell’intera comunità scientifica.

#OpenData #BigData #XIA

[temi che richiamerò appena più avanti quando parlerò dei problemi che l’IA sta ponendo con l’introduzione nella vita quotidiana dei dispositivi medici assistiti]

Forse ingenuamente, ma mi sono chiesto ancora una volta:

  • Perché quando si parla della tecnologia non si sente mai la necessità di parlarne in modo dettagliato, professionale e con appropriatezza?
  • Perché ci accontentiamo di sapere che un emerito professore, un chirurgo di fama, nei suoi giorni di vacanza, è contento di essere richiamato in servizio per operare un paziente qualunque, via 5G mentre sta pescando su una scogliera sperduta di un fiordo norvegese, e poi non ci chiediamo che risultati hanno realmente a distanza di tempo le tante operazioni chirurgiche robotizzate sempre più diffuse nei nostri ospedali, oppure l’incidenza delle infezioni dovute ad una gestione “allegra” dei pazienti, le ricadute dei pazienti appena dimessi e le successive costosissime riammissioni per la comparsa di complicazioni, se i nostri dati sono sicuri, sono stati persi, chi li userà, se li potremmo usare altrove o al limite cancellarli?”

Indicatori dello stato di salute di un sistema, raramente trattati dai media perché ormai teleguidati dai professionisti della comunicazione presenti ormai ovunque in queste strutture complesse sotto l’egida della politica.

La risposta che posso immaginare, da uomo di strada che sono come il Mario di questo lunghissimo sequel che ospita questo resoconto, è ché dal punto di vista del management sanitario:

oggi la scelta di una tecnologia o un’altra (nuova o vecchia che sia, appropriata o inappropriata, conforme o meno) sia solo il mero risultato dell’analisi di una variabile, una scelta teleguidata tra le possibili scelte fatta da chi si occupa da sempre di risk-management, attento ormai a spendere dove conviene di più per far tornare i conti, trascurando gli interessi dal basso del comparto tecnologico, di competenza di altre figure professionali, i veri fantasmi in questa anteprima di OASI2019.

Scelte delle direzioni aziendali quasi sempre comprensibili, vediamo perché.

Gli architetti che sovraintendono alle aree tecnologiche in ambito sanitario, conosciute come ICT, ADT, RIS, PACS, Cartella Clinica Elettronica, FSE e Registri di Patologia o più in generale gli architetti della sanità elettronica, hanno speso decine di anni a vuoto, senza produrre nulla di utilizzabile dagli ingegneri del management della sanità, comparto abituato da sempre a minimizzare i rischi e far tornare i bilanci.

Sul tema è bene che si sappia che l’ecosistema della sanità elettronica, per mia esperienza diretta, non ha ancora prodotto nulla di utilizzabile in modo sistemico, nemmeno adesso che abbiamo un ministero dell’innovazione ringiovanito, anche se solo nell’età anagrafica di chi lo guida, perché negli anni si è perso dietro a molteplici spinte di modelli organizzativi regionali, centralizzati, misti, con indicazioni altalenanti da parte della politica di turno, tanto da impallare ogni evoluzione e certezza, producendo molteplici organismi istituzionali governativi e regionali in concorrenza tra loro, leggi e regolamenti attuativi mai scritti.

La nefasta conseguenza di tanti organismi burocratici in concorrenza, ciascuno autorevole per la sua parte, infine, è stata l’aver screditato ai piani alti del management sanitario il modello vincente della Sanità Elettronica, partito nel Canada alla fine degli anni ’90, ancora oggi in Italia stenta a decollare in modo organico, infrastruttura su cui si dovrebbe basare il nuovo SSN, per garantirne la sostenibilità.

Proprio lo stesso SSN di cui si parla oggi, senza mai rammentare quello che di buono e consistente è stato realizzato con tanti sforzi, da tante persone e con tantissimi soldi di tutti, cioè: ancora nulla che sia affidabile.

Il Re è nudo

Se il Re è nudo possiamo anzi dobbiamo dirci senza averne paura che:

Lo stato dell’arte in Italia per quanto riguarda la Sanità Elettronica è che non ci si è ancora messi d’accordo su quali architetture usare, quali linguaggi usare, che semantica comune usare per descrivere il mondo della salute di “domai”.

E intanto, grazie all’introduzione diffusa della tecnologia dell’IA le multinazionali stanno mettendo fuori gioco tutti gli stakeholder della sanità italiana. Un’industria frammentata, operatori nazionali in concorrenza che stanno arrivando in clamoroso ritardo a dare servizi ai cittadini, incluse le startup innovative italiane che insieme non riescono a fare massa critica e competere.

Un’industria “nostrana” incapace di usare a suo favore i nuovi regolamenti europei appena entrati in vigore come MDR e il GDPR, purtroppo nati vecchi per non aver previsto l’avvento delle nuove tecnologie e dell’avvento di dispositivi medici auto-apprendenti fuori da ogni controllo.

Un destino, quello dei regolamenti europei, segnato dalla mancanza delle persone giuste e regole etiche negli organi comunitari, che al momento giusto siano in grado di progettare infrastrutture economiche, tecniche e normative comuni e finalizzare politiche generali che impattino positivamente nella vita delle persone.

Intanto, la politica locale e i suoi consulenti, si accaniscono a creare recinti – norme per una IA di sistema, una Blockchain di sistema, un Cloud europeo nazional regionale – insomma un anacronistico recinto di sicurezza informatica con la conseguenza di dover tirare su barriere equidistanti da tutti, per gli over the top delle reti, dell’informatica, delle Telco, un’azione politica infrastrutturale dalle conseguenze impredicibili, ma soprattutto, senza arrivare mai a produrre i regolamenti attuativi che diano una buona volta concretezza ai quei propositi. [forse per il timore di vederne le conseguenze nella legislazione corrente che li vede impegnati a parlare]

Intanto i Big Player della sanità d’oltre oceano stanno adottando autonomamente strategie indipendenti e parallele dal sistema Italia-Europa per erogare sanità all’utente finale, senza possibilità di alcuno controllo da parte dello Stato Italiano perché giocando in anticipo, si rivolgono direttamente ai bisogni dei pazienti attraverso i canali commerciali che hanno costruito basati su web.

E se da una parte pubblicizzano soltanto risultati utili e spettacolari per i loro servizi e dispositivi, dall’altra rendono impossibile verificarne caratteristiche e appropriatezza.

Ciò che dovrebbe preoccuparci tutti è l’eticità con cui manipolano i nostri dati, la qualità delle “indicazioni mediche” che ci offriranno e dal punto di vista degli organi di controllo, l’impossibilità per le nostre istituzioni di poter verificare la salubrità dei nuovi dispositivi che stanno arrivando sul nostro mercato e basati su IA per la diagnosi.

Infatti:

  • gli osservatori più attenti cominciano a preoccuparsi del “continuos learning” dei nuovi dispositivi che includono le tecnologie d IA e che al pari del resto dei dispositivi medici certificati, richiederebbero un altrettanto continuo aggiornamento della validazione e certificazione dei prodotti già autorizzati sul mercato e che al momento sfuggono ad ogni controllo.

Durante il convegno in somma, si è parlato quasi sempre del ruolo delle aziende sanitarie, e per mio dispiacere, per nulla del ruolo delle aziende del comparto dei Dispositivi Medicali che ogni giorno scelgono e propongono senza alcuna trasparenza, quelle stesse tecnologie di cui il management sanitario si alimenta per invocare l’innovazione.

Allo stesso modo non si è mai parlato di chi sul campo, quelle stesse tecnologie scelte dal management, le deve far funzionare ogni giorno, categorie che non sono mai state rammentate. [gli organismi regolatori di controllo interni ed esterni, gli esperti della sicurezza e della compliance con il nuovo regolamento MDR, i tecnici e soprattutto gli ingegneri biomedici (e/o ingegneri clinici) nelle strutture sanitarie]

Come dar torto alle voci di chi si lamenta che la cattiva programmazione sanitaria degli ultimi decenni sta producendo un ammanco di decine di migliaia di medici e infermieri a breve termine? E qui il dibattito potrebbe approdare ad una lunga lista di errori di programmazione e soggetti facilmente individuabili ma che ormai non servirebbe a nulla.

D’altra parte, chi glie lo dice agli attuali decisori politici della sanità, ai quadri intermedi medici e infermieristici di oggi, che se non si garantiranno un adeguato supporto da parte di quei tecnici fantasma che vivono con loro e non vengono mai rappresentati sui tavoli che contano, diventeranno al più presto soltanto meri esecutori di procedure sempre più semplificate, soggetti presto o tardi sacrificabili, alla mercé di macchine e software sempre più intelligenti il cui costo di gestione per il sistema sanitario sarà, su grande scala, infinitamente più basso del loro, fino a farli estinguere?

Io oggi queste domande me le sarei poste! Per parlarne onestamente con così tanti addetti ai lavori presenti e i decisori delle politiche sanitarie di domani, specialmente se a parlare è un osservatorio che vuole mantenere in vita capra e cavoli.

Tirando le somme, è stata una giornata interessante, da rivivere in ogni suo momento grazie alle slide condivise e i rapporti OASI che dal 2019 indietro, sono stati resi di libero accesso sul portale CERGAS e che trovate nelle referenze a fine articolo, a un’ultima considerazione da qui.

Perché dovremmo dire “va bene” quando bene non va? Non c’è nulla di simile nell’esperienza umana che consuma di più interiormente, dell’avallare il falso in chi, consapevole dei fatti, non ha altra scelta. Ma più grave è avallare presunte verità di comodo senza approfondire le conseguenze del solo appoggiarle, svendendo il proprio ruolo, autorevolezza o brand come si dice adesso, per futili motivi o gravi commistioni, quel piccolo spazio di autonomia che l’aver studiato ancora conferisce a ciascuno uomo, scienziato, esperto, mentore.

Riferimenti

[1] CERGAS CENTRE FOR RESEARCH ON HEALTH AND SOCIAL CARE MANAGEMENT – OASI Reports and Conferences’ material

[postfazione] di Francesco Ripa di Meana e Nicola Pinelli

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