Post #1 BIOMEDTOUR®: prima tappa Napoli

Post #1 BIOMEDTOUR®: prima tappa Napoli

Eccomi qua al mio primo articolo ma soprattutto al primo articolo su una nuova iniziativa di WeWomEngineers: BIOMEDTOUR®.

 

BIOMEDTOUR® nasce dalla volontà di mettere a fattor comune le caratteristiche e le peculiarità di due realtà, che troppo spesso negli ultimi anni viaggiano su due binari paralleli: quella del mondo lavorativo e quella del mondo universitario, il tutto nell’ambito dell’Ingegneria Biomedica e Clinica.

 

Lo scopo è quello di coinvolgere tutti gli Stakeholder sulle tematiche dell’inclusione lavorativa degli Ingegneri Biomedici, creando una rete condivisa e attiva. Cercare di rendere allineati gli intenti tra le università, le aziende del mondo biomedicale e gli ospedali, trovare il giusto connubio tra “domanda” e “offerta”, cosa che può avvenire solo attraverso una partecipazione attiva dei principali attori coinvolti, dagli studenti ai professori, dalle aziende biomedicali agli ospedali.

 

Questa base di conoscenza vuole essere offerta ai nostri lettori, partendo dalla nostra esperienza di gruppo di giovani donne lavoratrici da poco uscite dall’Università.

 

Lo abbiamo chiamato TOUR perché vogliamo poter mappare il maggior numero di Università, interagire con gli studenti, i professori, capire con loro quali sono i punti forti, quelli interessanti e i punti deboli. In questo modo, studenti e neolaureati potranno attingere, un domani, a indirizzi specifici, avere informazioni utili sui progetti attualmente in corso nei vari atenei e nelle Startup collegate.

 

BIOMEDTOUR® è stato pensato per dare il nostro contributo a rivalutare il mestiere dell’Ingegnere Biomedico e Clinico sul cui ruolo in ambito lavorativo ci sono opinioni contrastanti.

 

Come donne appena uscite dall’università che si stanno confrontando con il mondo del lavoro ci siamo rese conto che se c’è un proliferare di incubatori di Startup, non esistono incubatori mirati a produrre occasioni di lavoro. Questo tour vorrebbe farsi interprete anche di questa esigenza.

 

BIOMEDTOUR® è un progetto pensato in tema di inclusione. Vogliamo che tutti abbiano le stesse possibilità di successo, che molti trovano attraverso master costosi o corsi di perfezionamento successivi al Corso di Laurea.

 

L’abbiamo pensato anche perché vogliamo che le persone comuni vengano a conoscenza delle potenzialità di un mestiere che reputiamo strategico per la sanità, per il mondo delle piccole e medie imprese nel settore del biomedicale, dove la nostra comune curiosità, passione, innovazione fa la differenza.

 

Prima tappa del BIOMEDTOUR® è Napoli, in particolare la facoltà di Ingegneria Biomedica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.

Ad ospitarmi il mio ex professore Alessandro Pepino, Professore Associato di Sistemi Informativi Sanitari e Tecnologie della Riabilitazione.

Ho incontrato il professore perché la nostra idea del BIOMEDTOUR® è nata proprio in concomitanza con la pubblicazione su Linkedin da parte del professore di un indagine, che sembra sposare appieno i nostri obiettivi, infatti l’introduzione dello stesso recita: “L’indagine è indirizzata agli Operatori economici interessati e ai laureati in Ingegneria Biomedica da almeno 1 anno con lo scopo di fare una analisi delle esigenze del mercato del lavoro rispetto alla formazione degli ingegneri biomedici.”

Schermata 2017-01-17 alle 08.17.21

 

Visto il match delle esigenze del professore e delle nostre ho deciso di contattarlo per conoscere e condividere con voi il suo punto di vista e ne approfitto per ringraziarlo per la disponibilità dimostrata.

 

Partiamo con l’approfondire la situazione dell’Ingegneria Biomedica a Napoli: cosa offre l’ateneo federiciano in questo campo?

Attualmente, l’offerta formativa nell’ambito dell’Ingegneria Biomedica presso l’Ateneo di Napoli consta di un percorso triennale comune e di due possibili percorsi di Laurea Magistrale, il secondo in avvio in questi mesi.

In particolare la nuova laurea magistrale è stata denominata “Industrial Bioengineering” ed affronterà temi riguardanti soprattutto la bioingegneria dal punto di vista industriale (biomateriali, protesi, ecc. Per maggiori informazioni al link seguente il video di presentazione https://www.youtube.com/watch?v=zLC-ipvcfWQ). Invece il percorso relativo alla preesistente laurea magistrale in Ingegneria Biomedica dovrà essere (a parere mio e di diversi altri colleghi della facoltà) fortemente focalizzato nell’area della informazione al fine di meglio qualificare il percorso formativo, ed aumentare le valenze professionali dei laureati magistrali. Ma per meglio definire il percorso formativo vorremmo anche sentire la voce degli “esperti”, i quali potranno dare un contributo significativo per il futuro degli allievi.

Data la grande opportunità che è stata data all’Ateneo di poter istituire due percorsi di Laurea Magistrale, l’obiettivo vuole essere quello di differenziarli completamente, e per farlo abbiamo bisogno del parere del mondo del lavoro che sia il più ampio possibile.

 

Agganciandoci all’indagine che ha pubblicato sui Social, qual è quindi l’obiettivo dello stesso?

Come accennato precedentemente, lo scopo dell’indagine è fare in modo che le due lauree magistrali in Ingegneria Biomedica siano ben differenziate ma che soprattutto possa scaturire un orientamento sulla suddivisione delle aree formative in cui le aziende puntano maggiormente e dare quindi un indirizzo chiaro e concreto all’Università stessa. Solo in questo modo potrà aversi il giusto connubio tra la domanda da parte del mondo del lavoro, e l’offerta da parte del mondo Universitario.

 

Per quanto riguarda il percorso formativo offerto agli studenti di Ingegneria Biomedica, quale pensa che sia l’aspetto più importante e a cui dare risalto?

Penso che noi tutti professori dobbiamo mettere in risalto l’importanza del tirocinio curriculare che gli studenti possono svolgere alla conclusione della laurea magistrale in collaborazione con le aziende del settore. Infatti la possibilità che viene data agli studenti di cominciare ad affacciarsi al mondo del lavoro è un’occasione che va sfruttata a pieno da tutti coloro che ne sono coinvolti: a partire dalle aziende che devono mettersi in gioco per favorire il futuro dei ragazzi e devono farsi loro stesse promotrici di richieste di profili specifici ma anche di guidare un percorso strutturato e adeguato per gli studenti. Le aziende, infatti, dovrebbero maturare loro stesse la consapevolezza che avere a disposizione degli studenti laureandi rappresenta un’occasione, perché permette loro di formare la “nuova forza” e contemporaneamente dà la possibilità agli studenti di toccare con mano cosa c’è aldilà delle mura dell’Università e sviluppare l’insieme delle soft skills indispensabili per affermarsi nel mondo del lavoro e che l’Università non può fornire. Per questo, un tirocinio curriculare, degno di questo nome, dovrebbe avere una durata almeno pari a 7-8 mesi, nei quali il tirocinante dovrebbe essere opportunamente guidato, soprattutto nei primi 1-2 mesi, sia da un tutor aziendale sia da un tutor universitario, i quali abbiano stabilito e concordato a priori il percorso formativo che lo studente dovrà svolgere. Lo studente dovrà inoltre avere la possibilità di iniziare a sviluppare un proprio progetto di tesi già dopo i primi mesi di tirocinio.

Il Tirocinio curriculare è l’ultima occasione che gli studenti hanno di scegliere la direzione del proprio destino; molto probabilmente infatti tutte le scelte successive saranno comunque condizionate da motivi di opportunità e/o necessità economiche o personali.

 

Ma ritorniamo all’Ingegneria Biomedica, secondo la sua esperienza quali sono attualmente gli sbocchi lavorativi più diffusi? E di conseguenza come pensa le Università possano contribuire alla “riqualificazione” dell’Ingegnere Biomedico all’interno del mercato del lavoro?

Secondo la mia personale esperienza, l’Ingegnere Biomedico è la persona che possiede forti capacità di relazione e di integrazione con diverse figure professionali. Lo sbocco lavorativo più interessante, secondo la mia visione, è rappresentato in generale dai servizi: in Italia il segmento legato alla produzione, soprattutto quella relativa all’ambito biomedico, rappresenta un comparto di nicchia, sicuramente qualificato, ma certamente non in grado di garantire una elevata recettività occupazionale. Ciò non significa che non sia importante orientare anche figure professionali all’area della Ricerca e dello Sviluppo, sia nell’area della Bioingegneria Industriale che in quella cosiddetta “Bioingegneria Elettronica”  ma questo richiede persone dotate di una particolare propensione e motivazione oltre che di specifiche capacità; per cui  anche in considerazione della difficoltà di accesso alle posizioni accademiche occorre avere grande cautela ed onestà intellettuale nell’orientare i giovani verso queste opportunità lavorative.

Quindi a mio parere l’Ingegnere Biomedico, già adesso, ma sempre più in futuro, potrà svolgere un ruolo altamente qualificato nell’ambito dei servizi medico-sanitari, ma non solo.

Un esempio è rappresentato dai servizi informatici: il gap organizzativo presente all’interno delle pubbliche amministrazioni, soprattutto nell’ambito della sanità, in tema di digitalizzazione dei processi è enorme; l’Ing. Biomedico può fornire, anche se neo-laureato, un prezioso  contributo per la  formazione e l’affiancamento degli operatori, supportandoli nella introduzione delle nuove tecnologie, in particolare quelle informatiche.

Questo rappresenta uno degli sbocchi ancora poco sfruttati ma sicuramente adatto alla formazione degli Ingegneri Biomedici, essendo essi particolarmente adatti a far comprendere ai medici  i processi di innovazione tecnologica all’interno della Sanità.

 

A conclusione dell’articolo, prego quindi tutti gli interessati di dedicare pochi minuti alla compilazione del questionario (https://www.linkedin.com/pulse/indagine-su-skill-lavorative-ingegnere-biomedico-alessandro-pepino?trk=hp-feed-article-title-share), che può rappresentare davvero il punto di partenza di una riorganizzazione del mondo universitario basato concretamente sul mondo del lavoro.

3 Comments
  • alessandro mazzarisi
    Posted at 08:15h, 18 Gennaio Rispondi

    Grazie Cristina per aver fatto partire Biomedtour e un grazie speciale al Prof. Alessandro Pepino

  • Manuela Appendino
    Posted at 06:54h, 19 Gennaio Rispondi

    Brava Cristina, ottima partenza, ottimi spunti e un Grazie speciale al Prof. PEPINO che si è reso disponibile per l’intervista

  • Luca Radice
    Posted at 10:07h, 27 Gennaio Rispondi

    Ottima partenza.

    Otre alle università dovreste coinvolgere pubblicamente:
    – DG Salute e Welfare delle regioni
    – Direttori Generali delle aziende sanitarie
    – Confindustria
    – Assobiomedica
    – Il Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri
    – Il Presidente della Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri

    Si parla di professione… mi sembra doveroso coinvolgere queste figure

Post A Comment