WWE intervista Francesca Flore

Francesca Flore

WWE intervista Francesca Flore

Vi Presentiamo Francesca Flore, 30 anni, laureata al Politecnico di Torino con una laurea triennale in Ingegneria Biomedica e una specializzazione in Ingegneria Meccatronica. Ha una passione innata per la tecnologia e in particolare per il suo utilizzo nel campo medicale

Di cosa si occupa attualmente?

Dopo 4 anni di esperienza come ingegnere nel settore dell’automazione industriale, che mi hanno dato la possibilità di affrontare sfide importanti e di aumentare le mie competenze, oggi sono fondatrice di un E-commerce per la produzione di stampati in 3D con materiali ecosostenibili e collaboratrice di una associazione no profit dove creiamo protesi stampate in 3D. Nel frattempo continuo a lavorare sul mio progetto di start up per la produzione di componenti medicali sempre con l’utilizzo della stampa 3D.

Da quali spunti è partit* per arrivare all’attività di cui si occupa in questo momento?

Guidata da uno spirito di chi vuole sempre mettersi alla prova ed è in continua ricerca di nuove opportunità, stanca del modus operandi aziendale italiano ho deciso di lasciare il lavoro e l’Italia.
Mi sono trasferita in Spagna all’inizio del 2020 in cerca di nuove sfide. In quei mesi il mondo si è bloccato a causa dell’emergenza Covid-19 ma, senza perdermi d’animo e con una gran voglia di usufruire del mio tempo per studiare e approfondire argomenti che mi interessano, ho iniziato a stampare in 3D valvole respiratorie per gli ospedali che ne necessitavano e ho deciso di fare della mia passione un lavoro creando la mia attuale attività.

Quali sono le caratteristiche e le peculiarità che un/una biomedic* dovrebbe avere oggi e per il futuro al fine di collaborare sempre più direttamente con le realtà biomedicali incluso il nostro SSN (sistema sanitario nazionale)?

Credo innanzitutto che l’intero territorio incluso il nostro SSN dovrebbero avere una maggiore propensione verso l’innovazione. Si dovrebbe promuovere maggiormente la ricerca nel settore biomedicale al fine di evitare la continua fuga di cervelli all’estero.
Collaborando con associazioni per la produzione di protesi sono testimone che la maggior parte di professionisti e aziende con cui entro in contatto non sono italiane.
Credo anche che i corsi di Laurea in Ingegneria Biomedica dovrebbero avere una impronta più pratica. Bisognerebbe eguagliare il modo di studio che hanno in America con maggiori laboratori, lavori di gruppo e progetti sperimentali in aziende o ospedali.
La caratteristica che dovrebbe avere, a mio avviso, un biomedico oggi, è una maggiore attitudine a saper applicare la teoria alla pratica.

Un brevissimo consiglio per i nostri ragazzi, anche attraverso il titolo di un libro, una canzone, un film

Tutto quello che fai nella vita, anche se ti sembra non coincidere con i tuoi obiettivi, capirai che ti sarà servito per il loro raggiungimento. 

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