“Depressione: parliamone!”

“Depressione: parliamone!”

Oggi, 7 Aprile 2017, è la giornata mondiale della salute, indetta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dedicata, per quest’anno, alla depressione (http://www.who.int/campaigns/world-health-day/2017/en/). È proprio al messaggio dell’OMS, “Depression: let’s talk” che ho voluto dedicare il titolo dell’articolo di questo mese.

La depressione è un disturbo mentale relativamente comune noto per avere un effetto debilitante su diversi aspetti della vita della persona. Sintomi caratteristici sono tristezza persistente, generale perdita di interesse, disturbi del sonno, dell’appetito e della libido, stanchezza e scarsa capacità di concentrazione. A questi si accompagnano senso di disperazione e pensieri suicidi. La condizione può durare settimane o anni e può essere ricorrente. L’OMS stima che quasi il 50% dei soggetti depressi non viene di fatto trattato e indica alcuni fattori sociali e di sistema come responsabili di questo fenomeno. In pratica, si parla poco della condizione sia a livello interpersonale che come tema di salute pubblica.

I trattamenti tipici della depressione prevedono combinazioni di terapia psicologica e farmacologica. Anche la terapia elettroconvulsiva è una opzione, seppur di ultima linea, per i casi più gravi, dopo che sia stato appurato che le varie combinazioni di trattamento si siano rivelate inefficaci.

 

Nel 2015, il National Institute for Health and Care Excellence (NICE), ha pubblicato le linee guida su un nuovo approccio per il trattamento della depressione resistente a terapia: la stimolazione magnetica transcranica ripetitiva (repetitive transcranial magnetic stimulation – rTMS). Si tratta di un sistema costituito da bobine elettromagnetiche che vengono poste a contatto con lo scalpo e sono in grado di indurre correnti elettriche presso aree specifiche della corteccia cerebrale. Le aree bersaglio sono quelle deputate alla regolazione dell’umore e l’azione svolta dagli impulsi elettromagnetici ha effetti depolarizzanti per il tessuto neuronale. Il trattamento è minimamente invasivo e non richiede anestesia. Le sedute, costituite da sequenze di impulsi con frequenza ed intensità specifica, hanno breve durata (circa 30 minuti) e vanno ripetute per periodi variabili (da 2 a 6 settimane).
Basandosi su una serie di studi di sintesi (tra cui 3 revisioni sistematiche di trial randomizzati), il NICE ha concluso che la terapia rTMS per la depressione non pone questioni legate alla sicurezza dei soggetti trattati e non richiede particolari condizioni per l’utilizzo. Tuttavia, viene evidenziato che la risposta al trattamento è soggetta a variabilità e che l’adeguata selezione del paziente gioca un ruolo fondamentale.

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Ma cosa c’è all’orizzonte del trattamento non farmacologico della depressione?

 

L’agenzia australiana HealthPACT ha recentemente pubblicato un report su due tecnologie emergenti: la stimolazione cerebrale profonda (deep brain stimulation – DBS) e l’utilizzo di ultrasuoni focalizzati guidati attraverso immagini di risonanza magnetica (transcranial magnetic resonance-guided focused ultrasound – tcMRg FUS). Entrambe possono essere viste come un utilizzo nuovo di tecnologie già esistenti.

La DBS, già utilizzata ad esempio per i sintomi della malattia di Parkinson, prevede l’impianto di elettrodi permanenti, posizionati in specifiche aree cerebrali e connessi ad un generatore di impulsi programmabile impiantato in una tasca ricavata nel torace del paziente. La procedura di impianto è abbastanza invasiva e gli studi al momento disponibili mostrano elevati tassi di complicanze gravi.

La tcMRg FUS, già proposta per l’ablazione di fibromi uterini, prevede l’ablazione localizzata di specifiche aree cerebrali tramite innalzamento della temperatura locale causato da ultrasuoni focalizzati generati da un “elmetto” esterno. Tutti gli elementi del sistema sono integrati in una apparecchiatura per tomografia a risonanza magnetica. Gli studi pubblicati al momento della produzione del report australiano erano tutti su cadaveri ma gli autori riportavano che i risultati preliminari di alcuni studi su piccoli gruppi sembravano promettenti.

Sicuramente, nell’immediato futuro, sentiremo ancora parlare di questi approcci.

 

 

Per approfondire:

http://www.who.int/campaigns/world-health-day/2017/en/ ●●● Pagina ufficiale del programma OMS.

https://www.nice.org.uk/guidance/ipg542 ●●● Le linee guida del NICE citate nell’articolo.

https://www.health.qld.gov.au/__data/assets/pdf_file/0034/636685/WP245_Depression_FINAL.pdf  ●●● Il report australiano citato nell’articolo.

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