Viaggio all’interno dell’Industry 4.0

Viaggio all’interno dell’Industry 4.0

Eccoci al primo appuntamento della rubrica Industry 4.0!

Sono certa che ognuno di voi, soprattutto in questi ultimi anni, in qualche lezione universitaria, in un convegno o anche solo attraverso articoli pubblicati sui Social, si sia imbattuto in termini quali  Quarta rivoluzione industriale, Internet of things, big data, Smart Factory… Ma qual è il vero significato di ognuno di essi?  E quali sono i loro sviluppi?

Scopriamolo insieme!

 

Un po’ di storia

 

Fino ad ora, tra le pagine dei libri di scuola, è possibile collocare nel tempo ed analizzare tre rivoluzioni industriali, intese come quell’insieme di trasformazioni delle strutture produttive e sociali determinate dall’affermazione di nuove tecnologie.

 

 

  • La prima rivoluzione industriale riguarda prevalentemente il settore tessile-metallurgico e comporta l’introduzione della macchina a vapore; il suo arco cronologico è solitamente compreso tra il 1760-1780 ed il 1830.
  • La seconda viene fatta convenzionalmente partire dal 1870-1880, con l’introduzione dell’elettricità, dei prodotti chimici, del petrolio e l’avvio della produzione di massa.
  • La terza rivoluzione industriale, che viene fatta partire dal XX secolo, riguarda l’automazione e gli effetti dell’introduzione massiccia dell’elettronica e dell’informatica nell’industria.

 

La quarta rivoluzione industriale

 

Si tratta della rivoluzione digitale che stiamo attualmente vivendo e che porterà alla produzione industriale del tutto automatizzata ed interconnessa.

Il termine “Industria 4.0” è stato utilizzato per la prima volta in Germania nel 2011, durante la Fiera di Hannover. In questa occasione un gruppo di lavoro ha annunciato un progetto per lo sviluppo del settore manifatturiero tedesco, lo “Zukunftsprojekt Industrie 4.0”, che avrebbe dovuto riportare l’industria del Paese ad un ruolo leader nel mondo.  In seguito il modello tedesco ha ispirato numerose iniziative europee ed il termine Industria 4.0 si è diffuso anche a livello internazionale.

 

Secondo un rapporto della multinazionale di consulenza McKinsey, le nuove tecnologie digitali avranno un impatto profondo nell’ambito di quattro direttrici di sviluppo (fonte : https://www.economyup.it/innovazione/cos-e-l-industria-40-e-perche-e-importante-saperla-affrontare/):

 

  • La prima riguarda l’utilizzo dei dati, la potenza di calcolo e la connettività, e si declina in big data, open data, Internet of Thingsmachine-to-machinecloud computing per la centralizzazione delle informazioni e la loro conservazione.
  • La seconda direttrice è quella degli analytics: una volta raccolti i dati, bisogna ricavarne valore. Oggi solo l’1% dei dati raccolti viene utilizzato dalle imprese, che potrebbero invece ottenere vantaggi a partire dal “machine learning”, dalle macchine cioè che perfezionano la loro resa “imparando” dai dati via via raccolti ed analizzati.
  • La terza direttrice di sviluppo riguarda l’interazione tra uomo e macchina, che coinvolge le interfacce “touch”, sempre più diffuse, e la realtà aumentata:  per fare un esempio la possibilità di migliorare le proprie prestazioni sul lavoro utilizzando strumenti come i Google Glass.
  • Infine c’è tutto il settore che si occupa del passaggio dal digitale al “reale” e che comprende la manifattura additiva, la stampa 3D, la robotica, le comunicazioni, le interazioni machine-to-machine e le nuove tecnologie per immagazzinare e utilizzare l’energia in modo mirato, razionalizzando i costi ed ottimizzando le prestazioni.

 

Dunque, dopo il vapore, l’elettricità e l’IT, questa volta è Internet a cambiare completamente il sistema produttivo. Grazie, infatti, all’ Internet of Things e ai cosiddetti sistemi cyber fisici, si stima che, nel 2020, almeno 60 miliardi di oggetti intelligenti saranno collegati in rete!

 

 

In un simile contesto, in cosa consiste, quindi, la vera sfida della fabbrica intelligente? La risposta sta nell’affrontare la variabilità e l’incertezza delle parti coinvolte lungo tutta la catena del valore, dal fornitore al cliente, tenendo conto di tutte le entità, condizioni e situazioni, come linea di produzione, orari, guasti, ritardi, cambio di tecnologia, ecc. La fabbrica intelligente deve essere pertanto in grado di adattarsi alle richieste di mercato, in tempo reale, in modo da diventare il più competitiva possibile. Per ottenere questo, è necessaria una comunicazione fluida e costante: dal mercato, per determinare ciò che deve essere prodotto, e dal campo per coordinare le attività e reagire tempestivamente agli eventi ed imprevisti. In questo ambiente, ogni entità cyber fisica sarà quindi in grado di lavorare in maniera intelligente e realizzare l’attività, in quel momento necessaria, al massimo dell’efficienza (fonte: https://www.opendatasrl.it/download/whitepaper_Industry40.pdf).

 

L’impatto sul lavoro

 

Sulla base di quanto descritto, è inevitabile effettuare considerazioni in merito allo scenario lavorativo e professionale. I timori sulla «robotizzazione» dei lavori, infatti, hanno dato vita a numerose indagini che evidenziano risultati diversi, come la celebre stima del World economic forum sui «5 milioni di posti cancellati» dalla digitalizzazione o, ancora, proiezioni più positive ad esempio sulle carriere che possono essere generate dal cosiddetto Internet of things.

Nel rapporto pubblicato dalla Commissione del lavoro del Senato (2017), dal titolo “Impatto sul mercato del lavoro della quarta rivoluzione industriale”, si evidenzia che una quota del 10% di lavoratori rischiano di essere sostituiti da robot, mentre il 44% dovrà modificare ed aggiornare le sue competenze. Infatti, ci sarà bisogno di interagire con la macchina, ad esempio con la capacità di leggere i dati raccolti.

Quanto alle professionalità in sé, un’analisi del portale Usa TechCrunch cita figure manageriali come Chief internet of things officer (un manager con supervisione sull’impiego dell’Iot in azienda) e Iot Business designer (responsabili dello sviluppo di strategie che includono i dispositivi connessi). La domanda attuale, però, si concentra su ruoli già codificati e con una richiesta in ascesa su scala internazionale: analisti del business digitale, esperti di cybersicurezza, hardware engineer e soprattutto sviluppatori, capitale prezioso quando si tratta di riconvertire aziende esistenti secondo i canoni del digitale e dell’industria connessa (fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2017-10-12/perche-si-parla-tanto-industria-40-che-cos-e-e-quanti-lavori-puo-creare-150850.shtml?uuid=AEZYmnlC ).

 

#LetYouKnow

In tanti, forse, vi chiederete il perché di una simile rubrica all’interno di un contesto prettamente biomedicale, come quello di WWE…In realtà, la rivoluzione digitale che è in atto sta coinvolgendo numerosi settori e non manca di certo quello della sanità, tant’è che si parla, infatti, della cosiddetta Sanità 4.0.

Ho scoperto il mondo dell’Industry 4.0, avvicinandomi a piccoli passi alle tecnologie su cui poggia, grazie ad un Master Universitario di Secondo livello in Meccatronica e Management (MEMA), che ho deciso di intraprendere spinta da una forte curiosità verso tutto ciò che riguarda il mondo dell’automazione.

Con i prossimi articoli spero di trasmettervi un po’ della mia passione perciò, se vi ho incuriositi, continuate a seguirci!!

 

Antonella

No Comments

Post A Comment