WeWomEngineers incontra l’Ingegnera Chiara D’Assaro

WeWomEngineers incontra l’Ingegnera Chiara D’Assaro

Una ragazza curiosa, ambiziosa ed appassionata della tecnologia e della scienza. Ha conseguito prima una Laurea Triennale in Ingegneria Clinica e successivamente, nel 2021, una Laurea Magistrale in Ingegneria Biomedica presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza.
Durante gli ultimi mesi del suo percorso di Laurea Magistrale ha stilato la tesi sperimentale come tirocinante presso l’IRCCS San Raffaele di Roma.

Questa esperienza le ha dato la possibilità di collaborare con un team di brillanti ricercatori (anche loro Ingegneri Biomedici), supportandoli su progetti di ricerca che coinvolgono pazienti affetti da malattie neurodegenerative. Successivamente, post-laurea, ha lavorato per 7 mesi in Deloitte ed attualmente lavora presso Poste Italiane come Software Developer.

Di cosa si occupa attualmente?

Attualmente lavoro nella Funzione Digital, Technology & Operations di Poste Italiane, più precisamente nel ramo assicurativo – sanitario.

Mi occupo della manutenzione di software utilizzati dagli operatori di backoffice di Poste e/o dalle strutture sanitarie per evadere le pratiche di richieste di rimborso di prestazioni sanitarie effettuate dai pazienti in strutture private.

Da quali spunti è partit* per arrivare all’attività di cui si occupa in questo momento?

L’idea di partenza, al momento della scelta di questo percorso di studi, era quella di fare ricerca. Mi immaginavo di cambiare la vita delle persone più fragili. Solo dopo ho capito che la carriera accademica non era la mia strada e, diciamocelo, il nostro Paese

non ci incentiva molto ad intraprendere questo percorso. Per cui, verso la fine dei miei studi ho deciso che avrei voluto lavorare in azienda. Ho iniziato a guardarmi intorno, a studiare le offerte di lavoro e ho scoperto così la dura realtà. È stato veramente difficile trovare aziende che avessero un bel dipartimento di Biomedica in Italia e, soprattutto, pronte ad accogliere una neolaureata con poca esperienza.

Spesso è persino difficile ottenere un colloquio oppure avere l’opportunità di mettersi in gioco. Mi sono sentita “smarrita”. La necessità di essere economicamente indipendente mi ha spinto a ripiegare su altro, per ora. Ho pensato anche che sarebbe stato un peccato lasciare il mio Paese, che amo, ed allontanarmi dai miei affetti senza provare e sperimentare delle alternative che magari si sarebbero potute rivelare altrettanto stimolanti.

Quali sono le caratteristiche e le peculiarità che un/una biomedic* dovrebbe avere oggi e per il futuro al fine di collaborare sempre più direttamente con le realtà biomedicali incluso il nostro SSN (sistema sanitario nazionale)?

Bisogna avere un buon spirito di squadra ed essere collaborativi, più che competitivi, all’interno del proprio team di lavoro. Si tratta di abilità che non sono affatto scontate e che, per di più`, sono imprescindibili per il raggiungimento di validi risultati in progetti e attività varie che vedono coinvolte diverse figure professionali.

“L’unione fa la forza”.

Nel contesto del SSN, sarebbe opportuno avere la capacità di comprendere ed accogliere le richieste dei medici, o di chi per loro, per poi trasformarle in soluzioni. In definitiva, bisogna possedere buone capacità di problem solving.

Il mercato del lavoro nel settore biomedicale è complesso sia per tipologia di figure richieste, non ampiamente conosciute, sia per le opportunità di carriera. Date queste peculiarità, molti professionisti specie neolaureati, sono portati a cercare opportunità in settori ingegneristici differenti quali Automotive, informatica, ecc. di fatto allontanando potenziali aspirazioni. Quali cambiamenti vorrebbe al fine di migliorare la presenza e gli sviluppi di una professione così importante e competente per la sanità in Italia?

Credo che il mondo del lavoro, per questo settore, non sia pronto ad accogliere neolaureati. Purtroppo, si richiede sempre un minimo di esperienza per ricoprire i ruoli più interessanti e in linea con le nostre ambizioni. Io vorrei che fosse permesso anche ai neolaureati di fare esperienza, di avere l’opportunità di dimostrare il proprio valore e, allo stesso tempo, di ricevere la giusta ricompensa per i tanti sacrifici sottesi al percorso di studi portato a termine.

Forse, l’ideale sarebbe che le Università aiutassero di più i neolaureati nell’inserimento nel mondo del lavoro dando un risvolto pratico a quanto appreso in aula fin dall’inizio del percorso Magistrale. Attività di laboratorio, tirocini in ospedale e in centri di ricerca, collaborazioni con le aziende darebbero modo agli studenti di iniziare a sperimentare le varie opportunità in gioco e capire quale strada intercetta meglio le proprie competenze, attitudini ed aspirazioni.

In sintesi, ci vorrebbe una maggior collaborazione tra università e mondo del lavoro.

Una pillola tecnica per chi apprende della sua professione per la prima volta da questa intervista

Quello che comprendo ogni giorno, grazie a questo mestiere, è che l’ informatica, ormai, è uno strumento indispensabile per la progressione tecnologica, l’avanzamento e lo sviluppo di tutte le altre scienze… e non solo. Nel mondo aziendale l’informatica è alla base di ogni processo di innovazione e attività di business, consente di semplificare i processi, può migliorare la produttività ed incrementare i punti di efficienza. Per un Biomedico come me, abituato ad altri schemi,all’inizio può non essere facile. Nonostante ciò, anche se tutto sembra così difficile e nuovo, mai perdere la speranza ed è vietato smettere di credere in noi stessi e nelle nostre capacità. Si hanno tutti gli strumenti per farcela grazie, anche e soprattutto, alle skills da ingegnere precedentemente acquisite.

Un ringraziamento a Chiara D’Assaro per il suo splendido percorso condiviso e per voi che ci seguite, scriveteci alla info@wewomengineers.com e pubblicheremo la vostra storia!

 

TEAM WWE

 

 

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