WeWomEngineers incontra l’Ingegnera Daniela Marino

WeWomEngineers incontra l’Ingegnera Daniela Marino

Daniela Marino, membro del nostro team di volontari WWE, attualmente si dedica a un campo trasversale all’ingegneria biomedica: la psicologia digitale in relazione alle tecnologie VR (Realtà Virtuale), AR (Realtà Aumentata) e Mixed Reality, con particolare attenzione agli utilizzi riabilitativi. Dotata di competenze tecniche e una passione per la scrittura, ha contribuito con diverse pubblicazioni scientifiche ed editoriali. Ha aderito all’associazione WWE per il suo interesse per le tematiche trattate e per avviare, con il sostegno di Laura Todisco, consulente di carriera e collaboratrice dell’Associazione, un percorso di sviluppo professionale. Nel libro “Il Cappello di Paglia”, curato da WWE – Temperatura Edizioni e pubblicato nel 2019, il suo capitolo, intitolato “SFIDA. Che cosa vuoi fare da grande?”, offre un insight sulla sua visione e aspirazioni future.

Di cosa si occupa attualmente?

Attualmente, ricopro l’incarico di collaboratore tecnico professionale presso i Sistemi Informativi Aziendali dell’ASST Melegnano Martesana, ove seguo alcuni progetti sull’informatizzazione dei reparti e l’avvio della Cartella Clinica Elettronica, che fa parte di un  ampio progetto di Regione Lombardia (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Missione 6 componente 2, Intervento 1.1.1) che coinvolge le ASST presenti su tale territorio.

Da quali spunti è partit* per arrivare all’attività di cui si  occupa in questo momento? 

Fin dalle scuole superiori, il mio percorso di studi si avvicinava al mondo dell’informatica. In seguito, la scelta della facoltà universitaria è ricaduta sull’ingegneria biomedica, un ambito multidisciplinare che offre un ventaglio di interessi possibili, spesso non considerati o conosciuti da molti professionisti.

Ero attratta dal connubio tra discipline tradizionalmente “pure” (es. chimica, fisica, biologia, matematica) e materie tecnologiche proprie dell’ingegneria, che unite avessero il fine di comprendere, formalizzare e risolvere problematiche di interesse medico-biologico. Allo stesso tempo mi interessava acquisire competenze sia sui dispositivi medici e biomateriali che sull’informatica medica.

Dopo molti anni trascorsi lavorando nei Sistemi Informativi di una Pubblica Amministrazione, ho sentito la necessità di tornare al mondo sanitario, che sentivo più vicino ai miei interessi  e coerente con gli studi svolti.

Quali sono le caratteristiche e le peculiarità che un/una biomedic* dovrebbe avere oggi e per il futuro al fine di collaborare sempre più direttamente con le realtà biomedicali incluso il nostro SSN (sistema sanitario nazionale)?

Secondo il mio punto di vista, non esiste una regola universale che si applichi a tutt*.

Tuttavia, tra le cosiddette soft skills, ritengo che alcune siano particolarmente “interessanti” ai fini del raggiungimento di obiettivi, ovvero:

  • Empatia, indispensabile in qualsiasi contesto per mantenere e sviluppare il proprio potenziale;
  • Capacità di problem solving;
  • Abilità di comunicazione chiara ed efficace per spiegare compiti, progetti o obiettivi in modo comprensibile e senza complicazioni;
  • Capacità di lavorare in team;
  • Capacità di organizzare il proprio lavoro con metodo, ordine e al contempo flessibilità.

Quali cambiamenti vorrebbe al fine di migliorare la presenza e gli sviluppi di una professione così importante e competente per la sanità in Italia?

Il mercato del lavoro nel settore biomedicale è complesso sia per tipologia di figure richieste, non ampiamente conosciute, sia per le opportunità di carriera. Queste peculiarità spingono molti professionisti, soprattutto neolaureati, a cercare opportunità in settori ingegneristici diversi come l’automotive o l’informatica, allontanandosi dalle loro aspirazioni originali.

Io stessa ho dovuto virare verso un ambito non in linea con l’ingegneria biomedica. Parlo dei primi anni 2000, quando chi terminava questo percorso era tra i primi ad ottenere quel titolo. Spesso accadeva, infatti, che la figura venisse scambiata per altro e che questo comportasse un numero davvero limitato di opportunità di lavoro.

Ricordo che alcuni colleghi dell’università si trasferirono all’estero.

Decidendo di restare in Italia per svariate ragioni, ho dovuto reinventarmi in un altro settore: l’informatica. Fortunatamente, le circostanze della vita mi hanno portata all’ambito sanitario in ICT (Information and Communication Technology).

Dunque, se dovessi suggerire dei cambiamenti affinchè l’ingegnere biomedico venga effettivamente riconosciuto nei vari ruoli lavorativi tra le varie sfaccettature di questa affascinante materia, farei alcune riflessioni sul mondo scolastico. Occorrerebbe incentivare già sui banchi di scuola l’interesse verso le materie STEAM (Science Technology Engineering Art Mathematics), e le relative facoltà come l’ingegneria biomedica.

È necessario potenziare gli orientamenti verso i percorsi universitari, in quanto sull’ingegneria biomedica c’è ancora molta poca informazione corretta. Una volta laureati, è importante stimolare l’inserimento nel mercato del lavoro italiano per evitare la fuga di talenti all’estero. A questo scopo, sarebbe vantaggioso che l’ingegneria biomedica fosse riconosciuta come una branca a sé stante anche dall’ordine degli ingegneri, invece di essere ancora classificata nel settore dell’ingegneria industriale.

Ci sono anche altri aspetti da considerare, come il gender gap, le cui conseguenze includono differenze nella retribuzione tra uomini e donne, così come la diversità di impiego tra settore pubblico e privato. Questi sono temi aperti che meritano un’attenzione particolare e che dovrebbero essere affrontati con politiche e iniziative mirate a promuovere l’equità e l’inclusione nel settore biomedico e tecnologico.

Una pillola tecnica per chi apprende della sua professione per la prima volta da questa intervista

Tra i diversi possibili ambiti, le macro-aree in cui sono inserita fanno parte del ramo dell’informatica medica nello specifico: la gestione informatizzata dei dati sanitari (es. cartella clinica elettronica), con particolare attenzione alla manipolazione di dati sensibili ai fini legali e relative problematiche; la gestione di sistemi software di supporto alla decisione e all’organizzazione in ambito clinico.

Un ringraziamento a Daniela Marino per il suo splendido percorso condiviso e per voi che ci seguite, scriveteci alla info@wewomengineers.com e pubblicheremo la vostra storia!

TEAM WWE

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